La sonda Juno della NASA, in orbita attorno al sistema del gigante gassoso del sistema solare dal luglio del 2016 e la cui missione è stata recentemente protratta fino a tutto il 2025, ha festeggiato i 10 anni dal lancio del 5 agosto 2011, riprendendo il satellite di Giove negli infrarossi, durante i suoi ultimi sorvoli ravvicinati.
Il team scientifico della sonda spaziale Juno ha prodotto una nuova mappa a infrarossi della gigantesca luna gioviana Ganimede, combinando i dati di tre passaggi ravvicinati, incluso l’ultimo approccio del 20 luglio. Queste osservazioni dello strumento Jovian Infrared Auroral Mapper (JIRAM) della navicella, che “ vede” nella luce infrarossa non visibile all’occhio umano, ha fornito nuove informazioni sulla superficie ghiacciata di Ganimede e sulla composizione dell’oceano di acqua liquida sottostante.
JIRAM è stato progettato per catturare la luce infrarossa che emerge dalle profondità di Giove, sondando lo strato meteorologico fino 50-70 chilometri sotto le cime delle nuvole del pianeta. Ma lo strumento può essere utilizzato anche per studiare le lune Io, Europa, Ganimede e Callisto (conosciute come lune galileiane in onore al loro scopritore, il nostro Galileo Galilei).
“Ganimede è più grande del pianeta Mercurio, ma quasi tutto ciò che esploriamo in questa missione su Giove è su scala monumentale”, ha affermato il Principal Investigator di Juno, Scott Bolton del Southwest Research Institute di San Antonio. “Gli infrarossi e altri dati raccolti da Juno durante il sorvolo contengono indizi fondamentali per comprendere l’evoluzione delle 79 lune di Giove dal momento della loro formazione ad oggi”.
Juno è giunta fino a circa 50 mila chilometri da Ganimede, la luna più grande del sistema solare, il 20 luglio 2021. Durante i precedenti sorvoli del 7 giugno 2021 e del 26 dicembre 2019, l’orbiter si era avvicinato fino a circa 1000 chilometri e 100 mila chilometri, rispettivamente. Le tre prospettive di osservazione hanno fornito a JIRAM l’opportunità di vedere per la prima volta la regione polare nord della luna, oltre a confrontare la diversità nella composizione tra le alte e basse latitudini.
Ganimede è anche l’unica luna del sistema solare con un proprio campo magnetico. Sulla Terra, questa importante risorsa fornisce un percorso per il plasma (particelle cariche) del Sole per entrare nella nostra atmosfera (dai poli) e creare aurore. Poiché Ganimede non ha un’atmosfera che impedisca il loro ingresso, la superficie ai suoi poli viene costantemente bombardata dal plasma della gigantesca magnetosfera di Giove. Il bombardamento ha un effetto drammatico sul ghiaccio di Ganimede.
“Abbiamo trovato come alle alte latitudini Ganimede sia dominato dal ghiaccio d’acqua, con granulometria fine, che è il risultato dell’intenso bombardamento di particelle cariche”, ha affermato Alessandro Mura, co-investigatore di Juno dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma. “Al contrario, le basse latitudini sono schermate dal campo magnetico della luna e contengono in particolare presenza di sali e sostanze organiche. È estremamente importante caratterizzare le proprietà uniche di queste regioni ghiacciate per comprendere meglio i processi di alterazione che la superficie subisce».
Continua dunque nella sua fruttuosa missione, l’avventura della sonda Juno della NASA, verso una comprensione sempre migliore e più approfondita dei misteri ancora celati nel sistema di Giove.
Credits: NASA, JPL, Juno.