Quando il rover Perseverance termina uno spostamento ed esplora una nuova area, potreste sorprenderlo creare un buco rotondo e poco profondo in una roccia vicina. Perché lo fa e come?
I rover su Marte sono in pratica dei geologi robot: studiano le rocce intorno a loro per capire come si è formata l’area. Tuttavia, l’ambiente sulla superficie di Marte può modificare drasticamente l’esterno di una roccia; sotto la superficie invece, essa si mantiene inalterata e da qui si possono ricavare importanti indizi sulla storia dell’area.
I precedenti rover Spirit e Opportunity avevano ciascuno un Rock Abrasion Tool (RAT), una smerigliatrice ad alta velocità con spazzole per rimuovere lo strato esterno di roccia esposto alle intemperie e rimuovere la polvere. Perseverance lavora in un modo simile, ma nei fatti utilizza una tecnica molto diversa.
Il nuovo rover della NASA è infatti dotato di un trapano a percussione rotante e di una serie di punte intercambiabili. Dette punte abrasive hanno un insolito disegno dei denti: tre linee parallele di diversa lunghezza, disposte in modo asimmetrico. Quando il trapano gira e martella con una punta abrasiva, quel modello di dente crea impatti incrociati e ben distribuiti nella roccia. Tutto questo scheggia la superficie e crea una chiazza liscia e piatta di roccia fresca di circa 5 centimetri di diametro, così come possiamo vedere nell’immagine in calce all’articolo.
Tuttavia, la roccia appena perforata è piena di tagli, come dimostra la polvere generata e sparsa tutta attorno all’area.
Il rover può quindi utilizzare la sua serie di strumenti per studiare l’abrasione. Queste osservazioni forniscono informazioni sulla formazione dell’area e aiutano anche il team a decidere se prelevare un campione da quella roccia.
È proprio così che Perseverance lavora su Marte, ed è così che il robot sta andando a caccia di indizi che confermino o meno quello che si ritiene sia stato il passato remoto del pianeta rosso: un’epoca molto più umida di quella attuale, nella quale fiumi, laghi e mari, e quindi l’acqua, scorreva abbondante sulla sua superficie.
Credits: NASA, JPL, Perseverance.