Non sono solo gli anelli a rendere unico e speciale il pianeta Saturno, e questo possiamo constatarlo facilmente, semplicemente osservando la sua disarmante bellezza in qualche fotografia, o utilizzando anche un piccolo telescopio. Le sue lune, inoltre, sono tra le più singolari del Sistema Solare: tra di esse ad esempio troviamo Titano, ricco di una densa atmosfera di metano, e sulla cui superficie avvengono pioggie di questo idrocarburo.
Su quel lontano mondo alieno, troviamo fiumi, laghi e mari formati da questo composto, che solo in quelle particolari condizioni di temperatura e pressione permettono di esistere allo stato liquido.
Essendo Saturno più lontano del suo fratello gigante Giove, è stato meno studiato fino al lancio delle Viking Probes, Voyager I e II, che per la prima volta ci hanno mostrato la superficie di questo mondo nel dettaglio. Proprio grazie a queste missioni, e alla più recente sonda Cassini della NASA, abbiamo potuto osservare e studiare più dettagliatamente una caratteristica peculiare dell’atmosfera del pianeta: lo spettacolare esagono situato al suo polo nord.
Sappiamo che l’esagono di Saturno è una spettacolare tempesta vorticosa, con venti che raggiungono velocità superiori ai 300 chilometri orari; ogni lato di questa figura è lungo circa 13.800 chilometri e si estende per un diametro di ben 30.000 chilometri: al suo interno potrebbero quindi trovare posto ben due Terre e mezzo. Ad occhio nudo vedremmo l’esagono di tonalità che variano dal blu all’oro, sebbene quest’ultima sembri variare in base alla stagionalità di Saturno, nel percorso della sua orbita attorno al Sole.
Gli scienziati hanno discusso sulla natura dell’esagono e negli ultimi anni si sono divisi in due campi: quelli che credono che sia un fenomeno superficiale e quelli che pensano che sia molto più profondo.
In questa nuova impresa, i ricercatori hanno cercato di risolvere il mistero dell’esagono costruendo una simulazione 3D al computer, per emularne il comportamento. Per costruire tale simulazione, i ricercatori hanno studiato e utilizzato i dati del pianeta provenienti da varie risorse, in particolare dalla navicella spaziale Cassini, che ha generato grandi quantità di dati durante la sua missione durata ben 13 anni.
I ricercatori sono quindi giunti ad una conclusione: la tempesta sarebbe molto profonda, persino svariate migliaia di chilometri e a formarla sarebbero dei conflitti, delle vere e proprie lotte tra cicloni e tempeste più piccole. Proprio queste “battaglie” darebbero infine vita a questa enorme tempesta di forma esagonale, che possiamo ammirare nell’immagine in calce all’articolo.
L’unica, in tutto il Sistema Solare, capace di donare al meraviglioso pianeta con gli anelli, un aspetto ancora più affascinante e misterioso.
Credits: NASA, JPL, Cassini.