Zeta Ophiuchi è una stella con un passato complicato, essendo probabilmente stata espulsa dal suo luogo di nascita a causa di una potente esplosione stellare. Un nuovo sguardo ravvicinato tramite l’osservatorio a raggi X Chandra della NASA aiuta a raccontare meglio la storia di questa stella in fuga.
Situata a circa 440 anni luce dalla Terra, Zeta Ophiuchi è una stella 20 volte più massiccia del Sole. Osservazioni precedenti hanno fornito la prova che Zeta Ophiuchi una volta era in orbita ravvicinata con un’altra stella, prima di essere espulsa a circa 100.000 miglia orarie, quando questa compagna fu distrutta dall’esplosione di una supernova più di un milione di anni fa. I dati negli infrarossi rilasciati in precedenza dallo Spitzer Space Telescope della NASA, ora in pensione, rivelano una spettacolare onda d’urto (rossa e verde) che si è formata dalla materia che si è allontanata dalla superficie della stella e si è schiantata contro il gas nel suo percorso. I dati di Chandra mostrano una bolla di emissione di raggi X (blu) situata intorno alla stella, prodotta dal gas che è stato riscaldato dagli effetti dell’onda d’urto a decine di milioni di gradi.
Un team di astronomi guidato da Samuel Green del Dublin Institute for Advanced Studies in Irlanda ha costruito i primi modelli computerizzati dettagliati dell’onda d’urto. Gli scienziati hanno iniziato a testare se i modelli possono spiegare i dati ottenuti a diverse lunghezze d’onda, comprese le osservazioni a raggi X, ottiche, infrarossi e radio. Tutti e tre i diversi modelli computerizzati prevedono un’emissione di raggi X più debole di quella osservata. La bolla di emissione di raggi X è più luminosa vicino alla stella, mentre due dei tre modelli computerizzati prevedono che l’emissione di raggi X dovrebbe essere più luminosa vicino all’onda d’urto.
In futuro questi ricercatori hanno in programma di testare modelli più complicati con fisica aggiuntiva, inclusi gli effetti della turbolenza e dell’accelerazione delle particelle, per vedere se l’accordo con i dati dei raggi X migliorerà.
Un articolo che descrive questi risultati è stato accettato sulla rivista Astronomy and Astrophysics. I dati di Chandra qui utilizzati sono stati originariamente analizzati da Jesús Toala dell’Istituto di Astrofisica dell’Andalusia in Spagna, che ha anche scritto la proposta che ha portato alle osservazioni.
Il Marshall Space Flight Center della NASA gestisce il programma Chandra, mentre il Chandra X-ray Center dello Smithsonian Astrophysical Observatory controlla le operazioni scientifiche da Cambridge, Massachusetts, e le operazioni di volo da Burlington, Massachusetts.
Al di là di queste tante questioni puramente tecniche, possiamo anche limitarci ad ammirare la bellezza di questa immagine: non vi sembra a dir poco sontuosa?
Credits: NASA, Chandra.